ruins

“RUINS riparte dalle “Rovine del Tutto”, dalla mera percezione di un Cosmo in disfacimento che ripiega su sé stesso, i cui diversi elementi collidono e si trasformano. RUINS è una tempesta analogica di suoni che irrompono nello spazio, lo avviluppano in una atmosfera plumbea aperta a dinamiche e sviluppi imprevedibili. La ricerca musicale di Andrea Agosta, dopo “The River”, composto prima dell’era Covid, traccia una linea bianca all’interno di una realtà, quella contemporanea, che appare buia e incerta. RUINS sono le rovine dalle quali ricominciare: il bianco contrapposto al nero, così come il caseggiato della copertina del brano, immerso in una dimensione pulviscolare, quasi monocroma, splende di luce propria al centro di un paesaggio spoglio e minimale. Nel precedente Ep, dedicato idealmente al pittore espressionista Mark Rothko, i suoni si stagliavano in una tela immaginaria come grumi densi e compatti di colore, violente pennellate di chitarre sferraglianti e riverberi digitali: adesso è la luce nella sua variante più essenziale, il bianco, a caratterizzare nuove possibilità di significazione, rinnovati slanci e aperture, alla ricerca di una sospensione del senso. Il nuovo lavoro di Andrea Agosta abbraccia inedite tessiture elettroniche che vanno dall’ambient all’IDM più classica degli anni 90.